
Un dato, considerato dai più allarmante, emerge sempre più chiaramente nello scenario politico del nostro paese: il calo del numero dei votanti. Più si va’ avanti e meno persone usufruiscono del loro diritto di voto. Da cosa è data questa tendenza nella nostra democrazia? Perché molti individui non si recano più a votare? È il caso di considerarlo un fenomeno allarmante?
Il calo della partecipazione alle urne non è un fenomeno poi così recente, bensì è diversi anni che, progressivamente, aumenta d’intensità. In merito alle cause che hanno e stanno producendo questo risultato c’è sicuramente una perdita di fiducia da parte dei cittadini nel mezzo stesso della rappresentanza, nonché negli uomini e nei partiti politici. Certamente complici i continui scandali politici e la grave crisi economica che non sembra intenzionata a lasciarci, i cittadini hanno sviluppato la sensazione che le loro richieste, a livello politico, non vengano ascoltate. La sensazione, anzitutto, che esse non riescano ad arrivare a chi ha il potere.
In secondo luogo vi è l’abitudine a confrontarsi con un mondo politico notoriamente marcio, e con questo termine intendo insozzato dalla corruzione, e vittima di sistemi clientelari che rendono l’esercizio della professione politica un mero mezzo di guadagno, al di fuori, addirittura, da ogni richiesta popolare, che giunge ai piani alti della politica solo ed esclusivamente se chi fa politica crede di poterne avere un ritorno economico o di potere, oltre a essere certo che non gliene faccia perdere.
La cittadinanza, dunque, sta lentamente comprendendo che il proprio diritto al voto, per i motivi che abbiamo testé descritto, stia progressivamente perdendo efficacia, protezione, e addirittura utilità. E proprio su quest’ultimo aspetto vorrei soffermarmi un momento. Non sull’utilità in sé, indubbia, della rappresentanza, bensì più sull’utilizzo che le élite ne hanno fatto, conseguentemente alla progressiva concessione del suffragio e dei diritti politici.
L’estensione della rappresentanza: un’arma a doppio taglio
Nelle società di antico regime europee, il popolo, pervaso dal desiderio di ottenere pieni diritti civili e politici, lottando duramente, ha visto progressivamente realizzarsi tale obiettivo. Si sono dovuti versare sangue e lacrime ma, infine, la vittoria ha arriso agli sforzi fatti da coloro che si son battuti per queste cause. Ci si è, così, avvicinati sempre di più alla forma della democrazia rappresentativa attuale, per l’ottenimento della quale per secoli si è, appunto, duramente lottato, fino a giungere ai tempi odierni, in cui il suffragio universale, il riconoscimento a ogni cittadino del diritto di poter scegliere i propri rappresentanti, si son però rivelate essere armi a doppio taglio, astutamente utilizzate dalle élite al potere a proprio favore. In che modo?
Le élite hanno sempre governato le società umane guardandosi bene dal concederle parte del loro potere, e lottando assiduamente per mantenerne il pieno controllo. Questa rigidità produsse il costante scontro tra le classi dirigenti, il cui scopo era mantenere tutto il proprio potere concedendone al popolo il meno possibile, e quest’ultimo, il cui fine, per converso, era ottenere per sé la maggior parte del potere decisionale possibile, così da poter decidere da sé del proprio destino.
La reazione prima e istintiva da parte del potere costituito a tali richieste d’inclusione è stata, nella quasi totalità dei casi, la repressione. Fu questo il mezzo principale a cui fecero appello i potenti, le élite, i prìncipi e i re, come risposta a tale richiesta di partecipazione decisionale. Ciò finché quel sistema di cose non divenne del tutto insostenibile, e chi aveva il potere dovette per forza persuadersi a cederne una parte ai cittadini. Quando la situazione di esasperazione sociale sta per raggiungere il suo culmine, le élite stesse comprendono che reprimere non è più possibile, che solo tramite la costrizione esse non saranno in grado di ottenere ciò che vogliono, cioè di mantenere il proprio potere, e cosi fu’. E, allora, come poterono ovviare a quest’incresciosa situazione? Come avrebbero potuto mantenere il proprio potere soggiogando il popolo e frenandone al contempo la furia cieca?
Sarebbe occorso un compromesso. Essi giunsero alla conclusione per cui sarebbe bastato dare al popolo semplicemente la sensazione che gli si avrebbe concesso fino all’ultima goccia del potere che reclamava, così da poter continuare a mantenere il potere, stavolta quello reale, nelle proprie mani. Questo fu ciò che fecero, coloro che a suo tempo lo compresero. E il risultato che ne seguì fu sempre lo stesso: una cessione, travestita abilmente da generosa concessione, in diversi momenti, di limitate dosi di diritti o poteri decisionali al popolo. E poco importa che in alcune situazioni i reggenti del potere non siano stati così scaltri, ma si siano fatti defenestrare dai loro sontuosi palazzi, perché anche laddove si sia svolta una qualsiasi rivoluzione, il risultato finale è stato esattamente lo stesso: i diritti civili e politici sono stati concessi al popolo, da parte delle classi intellettuali che fornirono il pensiero ideologico-politico della rivoluzione, oppure tramite l’appropriazione diretta da parte del popolo, senza reali possibilità di opporvisi.
A un primo, inattento sguardo, si potrebbe sostenere che le élite abbiano perso, che si siano genuflesse dinanzi alla risolutezza e ai forconi del popolo. Ma quando Davide incontra Golia, il primo è costretto ad abbandonare la forza fisica per usare altre doti per abbattere il secondo. I potenti hanno pensato bene di concedere al popolo ciò che esso gli domandava, seppure in piccole dosi, sentendosi, inizialmente, probabilmente colpiti nell’orgoglio, senonché, poi, hanno astutamente compreso che da questa concessione si aprivano per loro prospettive ancora migliori. Cedendo il controllo del processo decisionale al popolo, o meglio, facendogli astutamente credere di poter incidere in maniera rilevante su questo processo, sarebbe divenuto implicito che ogni crisi non avrebbe potuto che essere fatta ricadere su chi aveva potere di scelta, non più sulle élite quindi, bensì, ormai, sul popolo. Non più il re e l’assolutismo che permeava i suoi domini, ma il popolo e il processo democratico a lui concesso.
E ancora, operando pressioni e condizionamenti su mezzi d’informazione e istruzione sarebbe stato possibile mantenere il popolo in condizioni d’ignoranza tali da non fargli comprendere di aver creato dei processi di ricambio della classe dirigente e politica tali da consentire un ricambio reale in realtà molto limitato, e tale da permettere a sempre gli stessi, o a persone a loro vicine, di raggiungere questi vertici.
Il popolo reclama il potere che ritiene gli spetti di diritto? Glielo si conceda! Basterà adoperarsi affinché sia ignorante al punto giusto da credere che ciò che gli viene concesso sia esattamente ciò che egli chiedeva, ossia potere decisionale, uguaglianza, democrazia. Così egli sarà soddisfatto, e chi lo sfrutta lo sarà ancor di più, poiché avrà in cambio la certezza di non essere mai più ritenuto colpevole delle sue azioni. Ogni azione verrà così giustificata, su ogni errore umano si potrà passare sopra, perché compiuto in nome e su scelta del popolo.
Si è dato al popolo ciò che del popolo doveva essere, sebbene poi, in realtà, nonostante siano state grandi conquiste, fondamentali e imprescindibili, vi fu chi abilmente riuscì a tramutarle in pure concessioni di facciata, utilizzate dagli stessi potenti che l’avevano concesse al solo scopo di poter continuare a esercitare il proprio controllo. E fu così che Davide comprese che l’unico mezzo di cui avrebbe potuto disporre per sconfiggere Golia sarebbe stata l’astuzia. Egli si istruirà il più possibile, vivrà solo con sé stesso, come i membri delle élite fanno nascondendosi agli occhi del popolo e fortificandosi nell’unione del proprio gruppo, celato eppure presente in ogni livello delle istituzioni, operando di nascosto affinché gli stessi mezzi da lui acquisiti per ottenere il controllo, l’istruzione per prima, siano negati o il più scadenti possibile per i suoi tanti nemici che rappresentano il suo Golia, in modo da tenerne a freno la forza impetuosa.
Dopo avere mostrato quest’aspetto storico, della rappresentanza, e dopo aver visto come mai essa stia perdendo il suo fascino all’occhio delle masse, rispondiamo all’ultima domanda: È veramente il caso di considerare il calo dei votanti un fenomeno allarmante?
Credo che la risposta a questa domanda sia molto personale, nonché molteplice a seconda dei punti di vista. Per quanto mi riguarda, come ho già spiegato, io credo che, sebbene forse senza comprendere appieno i meccanismi di cui qui abbiamo parlato, il popolo si stia progressivamente rendendo conto della loro esistenza. Dunque, sotto il punto di vista di una maggiore coscienza individuale di tali problemi, io lo ritengo qualcosa di positivo. In merito a ciò che sottende, ossia tutti i problemi del nostro attuale sistema politico, se c’è qualcosa di cui tutti noi dovremmo, appunto, preoccuparci, è cosa possiamo fare, con le nostre forze e con i mezzi dello stato, sempre più inefficaci, l’abbiamo testé visto, per mettere a posto le cose.