Cosa sono e come si formano le bolle finanziarie?

Allegoria bolle finanziarie prodotte dal toro di wall street

Quante volte abbiamo sentito questa espressione senza comprendere bene di cosa si stesse parlando, e avendo un’idea piuttosto confusa e offuscata sul suo significato?

Le “bolle finanziarie“, o “bolle speculative“, si riferiscono a una particolare fase del mercato in cui il prezzo di alcuni beni in esso scambiati sia aumentato in maniera “apparentemente ingiustificata”. In particolar modo, noi parliamo di bolle speculative in riferimento ai mercati finanziari, ma esse si possono palesare in più tipi di mercato, anche se è nei mercati finanziari che si creano con maggior frequenza e rapidità. Dunque, le bolle finanziarie sono dovute a un aumento apparentemente ingiustificato dei prezzi dei beni venduti nei mercati finanziari, ossia dei prezzi di azioni, obbligazioni, titoli derivati di vario tipo. Ma a cosa è dovuto tale aumento del prezzo?

All’aumento della domanda. Un incremento della domanda di un bene provoca un aumento del suo prezzo. Questo meccanismo, che lega la domanda al prezzo di un bene, è alla base della nostra economia, è uno dei suoi fondamenti. Dunque perché, in riferimento alla finanza, tale meccanismo provocherebbe queste bolle finanziarie? Spieghiamolo per gradi.

Nella Borsa Valori si “quotano” le società, di una certa grandezza, che hanno bisogno di ottenere nuovo denaro per finanziare le propria attività. L’atto di “quotarsi” consiste nel dare un valore alla propria società, e suddividere la stessa (a livello non materiale, ma figurativo) in un numero prestabilito di parti, denominate azioni. Appena si quoterà in Borsa, pertanto, la società avrà un valore totale, e ognuna delle azioni che la compongono avrà un valore prestabilito iniziale. Facciamo un esempio: se il valore complessivo dell’azienda A è di 1.000 euro, e tale azienda emette un totale di 100 azioni, il valore di ogni azione sarà di 10 euro. Questo è il valore iniziale, cioè quel valore che il titolo possiede nel momento in cui, per la prima volta, si quota in Borsa.

Il momento della prima quotazione in Borsa di una società è caratterizzato dall’avvio delle contrattazioni per l’acquisto delle azioni della società stessa. Cioè, a partire da quel momento, iniziano a incontrarsi domanda e offerta su quelle azioni. Da quell’istante in poi, il valore prestabilito inizialmente per ogni azione subirà continui mutamenti, sulla base della richiesta generale (domanda) e dell’offerta.

I mutamenti nel valore dei prodotti finanziari emessi da una società rispecchiano sempre i mutamenti del valore reale della società?

Qui il discorso si fa più articolato, obbligandoci a distinguere fra “valore reale” e “valore finanziario” di una società. Non è, questa, una differenza che troverete in questi esatti termini nei testi specifici; tuttavia, ritengo che sia valida per comprendere il funzionamento della realtà.

Come mai ho separato due tipi di valore, cosa intendo dire con ciò? Possiamo dire che, nella nostra economia di mercato, il prezzo di ogni bene sia stabilito da più elementi:
1) esso non può essere inferiore al suo costo di produzione; pertanto, il primo elemento a stabilire il prezzo di un qualsiasi bene sarà il costo speso per crearlo e renderlo disponibile;
2) la domanda di quel bene, cioè quanti individui siano disposti, contemporaneamente, a pagarne il prezzo per ottenerlo;
3) una serie di elementi accessori che possono essere dati da una specifica legislazione in merito al prezzo di un prodotto; oppure un prodotto che sia reso disponibile non a fine di lucro ma con altre particolari finalità, e così via.

Inizialmente, un qualsiasi bene ha un suo prezzo iniziale che è stabilito sulla base del costo pagato per produrlo. Quando quel bene viene immesso nel mercato, cioè a partire dal primo giorno e dal primo momento in cui esso viene venduto, il suo prezzo può variare in funzione alle variazioni della domanda.

La stessa dinamica interessa ogni tipo di bene, e gli strumenti finanziari, come le azioni delle società di cui parlavamo precedentemente, ne sono ugualmente soggetti. Tuttavia, nei mercati finanziari, per loro stessa natura, questa dinamica è molto più evidente, vi è quasi ingigantita. Potremmo anzi sostenere che il libero mercato trovi la sua più evidente espressione proprio nei mercati finanziari, e questo proprio perché il valore di uno strumento finanziario inizia a mutare fin dalla sua immissione nel mercato stesso, seguendo ogni più piccolo cambiamento nelle quantità di domanda e offerta del prodotto stesso.

Non appena una società si quota in Borsa essa emette un numero prestabilito di azioni a un prezzo prestabilito. Da quando si dà il via alle contrattazioni quel prezzo specifico scende o sale sulla base, appunto, della variazione fra il numero di coloro che vogliono comprare e di coloro che, avendo appena comprato, desiderano già vendere, poiché il prezzo potrebbe salire in brevissimo tempo, e loro sperano di guadagnare dalla vendita delle stesse azioni appena comprate, attuando ciò che si definisce speculazione finanziaria.

Compreso il meccanismo che lega domanda e offerta alla variazione continua del valore degli strumenti finanziari, per arrivare a distinguere le variazioni tra il valore reale di una società e il valore dei suoi strumenti finanziari, e per poi concludere il quadro sulle bolle finanziarie, occorre accennare alla psicologia umana, e agli obiettivi individuali.

Ogni individuo che agisce nei mercati finanziari lo fa per un motivo diverso, c’è chi è interessato alla speculazione, c’è chi lo fa tramite la propria banca di fiducia nella speranza di poter avere dei rendimenti extra, e così via. Chiunque acquisti uno strumento finanziario, come un’azione, lo fa anzitutto informandosi sulle condizioni economiche reali della società che le ha emesse, cioè si informa prima sul suo valore reale. Ci sono vari mezzi per farlo, fra cui, principalmente, visionare i dettagli economici come il patrimonio netto, i costi e i ricavi sostenuti dalla società, e così via. Questi dati sono disponibili online, per chi opera in Borsa, e per legge, proprio al fine di permettere agli investitori di comprendere la situazione economica reale della società. In base allo studio di questi dati, unitamente ai propri personali obiettivi d’investimento, l’investitore sceglierà se e quando acquistare l’azione di una società, oppure se passare a un’altra.

Quanto detto attiene alla sfera delle scelte individuali, ma a ciò si lega anche, in parte, la psicologia collettiva. Quando più individui acquistano le azioni della stessa società, e altri individui, che scrutano il mercato in cerca d’occasioni, vengono al corrente della loro mossa, questi ultimi spesso decidono di copiarli, spinti dalla convinzione che se più persone comprano o desiderano le azioni di una società, più quella società stessa sarà economicamente sana e in grado di crescere nel futuro. Attenzione però: se anche così non fosse, cioè se la situazione economica reale non fosse rosa e fiori, e non ci si aspettasse un miglioramento nel lungo periodo, l’aumento della domanda di azioni, che come abbiamo visto può spesso seguire dinamiche emotive e psicologiche, porterebbe comunque a un aumento del valore delle stesse, cioè a un aumento del valore degli strumenti finanziari della società. In questo caso, quindi, il “valore finanziario” della società sarebbe più alto, o sovrastimato, rispetto al “valore reale” della società.

Quando poi, successivamente, la società in questione emetterà i dati economici relativi alla sua condizione reale, e questi non rispecchieranno le aspettative di crescita che gli investitori attendevano (per via del fatto che erano state acquistate e richieste da molti e il loro valore era salito), allora questi si accorgeranno di avere investito su qualcosa che era sovrastimato; si accorgeranno, cioè, che i prezzi erano “gonfiati“, e comprenderanno di essere in presenza di una bolla finanziaria.

In quel preciso istante, il mercato opererà per riportare il valore finanziario in linea con quello reale. In che modo? Semplicemente, la maggior parte dei detentori di quei titoli cercheranno di venderli il prima possibile, affinché ancora il loro prezzo sia a un certo livello, consapevoli del fatto che più a lungo li terranno e più scenderà il loro valore. Dunque venderanno, facendo così “esplodere” la bolla finanziaria; e lo faranno di corsa, per guadagnare il più possibile, e tutti coloro che operano nei mercati finanziari seguendo le tendenze generali, e che avevano acquistato per tale motivo le azioni in questione, seguiranno nuovamente la marea, vendendo a capofitto.

Così si avrà un periodo in cui il valore finanziario delle azioni capitolerà pesantemente fino a raggiungere un punto di minimo; il punto, cioè, in cui la bolla finanziaria si sarà completamente esaurita, sparendo. Da li in poi avrà inizio un nuovo ciclo di vita del valore delle azioni che, guidate sempre dal rapporto tra domanda e offerta, varierà rispetto al valore reale della società.

Questo è il meccanismo che, diverse volte nella storia della finanza, ha fatto sì che in pochi giorni si creassero perdite ingentissime, e spesso ciò non ha riguardato una sola società, ma un’intera categoria.

Allegoria di Jan Brueghel sulla bolla finanziaria dei tulipani
Allegoria sulla “bolla dei tulipani”, scoppiata nel XVII secolo nell’economia olandese. È probabilmente la prima bolla finanziaria documentata nella storia.

Un esempio sulla dinamica delle bolle finanziarie

Poniamo che un paese povero inizi lentamente, con una buona struttura statale e di mercato, a creare le basi per rafforzare la sua economia. Il paese è povero e ha necessità di ogni tipo di bene, fra cui gli appartamenti in cui vivere, che permettano di passare dalle campagne e da un’economia basata sul settore primario, alle nuove città industriali. Nascono quindi nuove società costruttrici, che si quotano in Borsa al fine di ottenere nuova capacità di finanziare i propri progetti. Le costruzioni vengono vendute e gli appartamenti comprati, e la domanda di costruzioni continua a restare alta, poiché, nonostante le molte vendute, ce n’è comunque ancora un gran bisogno.

In questo clima, sul lato finanziario, sono moltissimi coloro che comprano azioni delle varie società di costruzioni, alcuni perché sanno che nel comparto dell’economia reale sono sane e stanno prosperando, cioè la loro domanda reale è ancora molto alta; altri perché, come accennavamo in precedenza, copiano le mosse degli altri, seguendo la marea. Insomma, gli investitori si gettano a capofitto su quelle azioni, e tutti coloro che non sapevano prima su cosa investire, compiranno la scelta analoga. In questo clima d’euforia generale crescente a salire sarà il valore finanziario, che supererà il valore reale. Se la frenesia, l’ottimismo, e l’avidità nel comprare azioni per poi venderle a un prezzo più alto, cresceranno troppo, allora il valore finanziario supererà il valore reale di una grande entità.

Quando poi ci si accorgerà che la domanda reale sarà calata, e che di costruzioni se n’è create e vendute a sufficienza, allora il panico attanaglierà i possessori delle azioni delle società del comparto edile, e inizierà così la corsa alla vendita sfrenata. Ciò farà esplodere la bolla finanziaria, che colpirà, nel caso di questo esempio, un intero comparto dell’economia, cioè quello delle costruzioni. Il comparto ne soffrirà poi (con tutto ciò che a esso è legato sia dal lato finanziario che da quello reale), per riflesso, anche sul lato dell’economia reale, venendo a mancare, improvvisamente, una gran quantità di denaro per finanziarsi.

Questo esempio ricalca, in maniera approssimativa e generale, il drammatico crollo delle borse asiatiche, ma soprattutto della Borsa cinese, che ha avuto luogo in questo inizio del 2016.

Lascia un commento