La corruzione: un male profondo e antico che attanaglia le società umane

Dipinto I romani della decadenza - Thomas Couture

La corruzione è un male che da tempo immemore affligge le istituzioni umane. Da quando esse hanno visto la luce, simbioticamente è nata e si sviluppata anche la corruzione, creando un quasi imperituro rapporto di convivenza.

C’è chi sostiene che le società umane si siano generate al seguito del palesarsi della natura sociale e politica degli uomini. Gradualmente, dunque, queste si sarebbero formate man mano che essi si unirono in gruppi e si diedero delle regole per la sopravvivenza e per il governo di sé stessi, del gruppo intero, seguendo i propri bisogni e i princìpi condivisi in merito alla propria esistenza e ai propri scopi. Con il moltiplicarsi e l’intensificarsi di tali gruppi, le società si particolarizzarono, dando vita gradualmente a quel complesso sistema di organismi regolativi che oggi definiamo istituzioni. Come si è instaurato, in questi contesti, il fenomeno della corruzione? Si è sviluppato dappertutto nella medesima maniera? E, ancor prima, che cosa intendiamo, noi, per corruzione?

La corruzione è quel fenomeno che si verifica quando un individuo, che abbia una determinata quantità di potere su una qualsiasi cosa, decide di usarlo in opposizione a quelle che sono le regole in materia di utilizzo di quella cosa stessa, al fine di produrre un effetto a favorevole, o sotto domanda da parte di un secondo che gli abbia proposto di agire in tale maniera in cambio della promessa di un compenso. Ovviamente, utilizziamo questo termine in relazione alle condotte degli adulti, quando le regole diventano norme e leggi, e nell’area del diritto.

Abbiamo compreso che cosa sia la corruzione, ora urge intendere come, e perché, essa si sviluppi. Anzitutto, bisogna rilevare ch’essa si esplica nelle istituzioni in quanto protendersi dell’animo umano all’interno delle istituzioni stesse. È l’animo umano a essere corruttibile, pertanto, se si vuole esaminare tale morbo è l’uomo che si deve studiare. Le istituzioni sono governate da uomini, e gli uomini sono spesso corruttibili, ovvero suscettibili di concedersi alle lusinghe del potere, o viceversa pavidi, tali da cedere alle pressioni dei più forti, sotto qualunque forma esse si manifestino. In linea generale, queste sono caratteristiche umane, che l’uomo può, tuttavia, affrontare.

E qui giungiamo alla nostra ultima domanda. Abbiamo stabilito come essere potenzialmente corruttibile sia una caratteristica, o una debolezza, umana. Ergo, tutte le società ne saranno interessate, essendo formate da aggregazioni di uomini. Tuttavia, abbiamo appena accennato a come l’uomo possa affrontare i suoi limiti e le sue debolezze. È parte dell’educazione insegnare agli individui come convivere con le proprie debolezze, come accettarle in primo luogo e, quando si è più maturi, come rapportarsi con esse e come saperle controllarle. Per questo motivo, giungendo più strettamente alla risposta alla nostra domanda, diremo che la corruzione si è sviluppata in maniera differente a seconda dei luoghi e dei tempi, poiché, a seconda di essi, l’uomo è stato istruito in maniera diversa. Società diverse, in luoghi e periodi differenti, hanno scelto di ergersi su princìpi filosofici differenti. Rammentate quei pilastri delle società di cui abbiamo già parlato? Ecco, mi riferisco proprio a quelli.

Perché la corruzione è dannosa?

La corruzione è nociva essenzialmente, e altrettanto semplicemente, perché permette a qualcuno di raggiungere rapidamente un obiettivo particolare in opposizione e ledendo una norma o legge, azione che corrisponde a ledere i diritti di alcuni e, in ultima analisi, della società nel suo complesso. Ogni qualvolta si compia un atto secondo a corruzione, o prodotto da essa, si starà ledendo la legge, e di conseguenza si staranno vanificando e scavalcando i diritti di qualcuno. Badate bene, la legge ha lo scopo di difendere e tutelare i diritti degli appartenenti alla società, all’organizzazione, o allo stato, è per questo che scavalcando una legge si ledono i diritti di una parte della società e, conseguentemente, essendo tutti gli associati parte uguale di essa, chi agirà in questa maniera danneggerà, in ultima analisi, anche sé stesso.

Ciò rientra in quel discorso sulla ricerca di meri interessi personali a discapito di quelli generali, e di come ciò produca, alla fine dei conti, effetti negativi per tutti.

Meno la corruzione estenda i suoi tentacoli sulle organizzazioni umane, e più lo stato sarebbe sano, ognuno al suo interno farebbe la sua parte sapendo di operare secondo giustizia e per il benessere di tutti, e gioverebbe dei risultati prodotti da un tale agire. Poiché questi sarebbero eccellenti, cioè manifesti nella migliore forma che si potrebbe avere, che consentirebbe, pertanto, di raggiungere la massima soddisfazione generale, il più importante fine dello stato.

In termini che possano sembrare più pratici, possiamo dire che la presenza della corruzione all’interno di un tessuto sociale produca l’impossibilità, o una diminuita capacità, da parte delle istituzioni, di assolvere correttamente allo scopo per cui sono state create. Le istituzioni sono la base degli stati moderni, ne regolano la vita, la forma, controllano l’applicazione delle norme fondamentali e ne garantiscono lo sviluppo. Esse hanno un arco di vita, all’interno del quale nascono, mutano, e si esauriscono venendo infine sostituite da altre. Dunque, esse sono e rimarranno un fondamentale elemento regolatore e determinante dell’intero assetto sociale. Risulta pertanto fondamentale e imprescindibile che tutte le istituzioni rispondano a criteri di più alta possibile efficienza ed efficacia, e che assolvano pienamente, e in armonico concerto, al ruolo per cui sono state create. Per rispondere a questi bisogni, l’abbiamo spiegato finora, vi è l’improrogabile necessità di tutelarle dal pericolo della corruzione.

Abbiamo stabilito cosa sia la corruzione e perché rappresenti un male profondo e nocivo per lo stato. Adesso ci tocca rispondere, però, a una domanda ben più complessa, sebbene spontanea e ovviamente conseguente.

Come combattere la corruzione?

In parte abbiamo già risposto a questa domanda, accennando a come un’attenta istruzione nel merito di questo fenomeno e su come ricercare una più ampia soddisfazione generale sia fondamentale a tal fine.

Talvolta può capitare di sentire qualcuno affermare, in periodi in cui questo cancro si faccia grave e pressante, che eliminare totalmente la classe dirigente, sostituendola con una nuova e ripartendo da zero, sia necessario al fine di eliminare la corruzione. Non si rendono conto, costoro, della conflittualità aperta di tale tesi: partendo dalla considerazione che tutti gli uomini siano, se non uguali, quantomeno simili, allora, semplicemente sostituendo una classe dirigente con un’altra, in una parte o nella sua totalità, non ci si potrà aspettare di scongiurare il pericolo della corruzione, in quanto tutto ciò che otterremmo sarebbe semplicemente un ricambio di personalità al vertice delle cariche dirigenti. Sostituiremmo degli individui con altri individui in egual modo suscettibili a corruzione e, dunque, il problema potrebbe essere, nella migliore delle ipotesi, solamente rinviato.

Solamente quando certi princìpi votati alla giustizia e quando un’attenta conoscenza sui temi di cui qui stiamo discorrendo si saranno pienamente diffusi tra tutti i soggetti di una stessa comunità politica, e più in grande di uno stato, allora si riuscirà a sconfiggere la corruzione.

Questo, a mio parere, e credo che ciò di cui abbiamo qui discusso lo confermi, viene prima di predisporre un sistema di norme o di qualsivoglia complessa struttura di controllo sulle istituzioni stesse. Poiché se anche coloro il cui compito sia quello di controllare non abbiano compreso e accettato queste verità, persino essi non espleteranno il loro compito al meglio, non comprendendone l’importanza, e saremmo di nuovo punto e a capo.

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