Governabilità Vs inclusione popolare nelle democrazie

La scuola di Atene

La discussione su quale sia la migliore forma di governo che uno stato, o un’associazione politica, possa avere risale alla notte dei tempi. È sempre stata una problematica relativa a un gruppo convivente in uno stesso luogo quella di scegliere come governarsi. A tal scopo giunge in aiuto la legge, ma è fondamentale scegliere chi e quanti dovranno avere il potere di prendere decisioni per il gruppo.

Senza stare qui a rispolverare secoli di filosofia politica, possiamo semplificare le possibilità di scelta su chi e quanti debbano guidare la comunità politica in questo modo:
governo di tutti
governo di pochi
governo di uno

Queste tre modalità di forme di governo sono state definite con varie terminologie dai vari filosofi politici che le hanno studiate nel corso del tempo. Semplicemente, noi le possiamo chiamare, in ordine, democrazia, aristocrazia, e monarchia.

Ognuna di queste forme politiche ha delle qualità e dei difetti. Queste caratteristiche positive e negative sono intrinseche alla forma di governo di cui sono figlie, ma sono altresì influenzate e possono variare in base a una miriade di fattori. Detto in parole più semplici, una monarchia non prevede che le scelte politiche siano discusse con il popolo, e questa è una caratteristica base di tutte le monarchie; tuttavia, le caratteristiche sociali e culturali del luogo in cui si è instaurata questa monarchia e del monarca stesso possono influenzare questa caratteristica, per esempio, un sovrano saggio e illuminato può governare cercando il più possibile di ascoltare la voce del popolo e di assecondarne maggiormente i bisogni.

Pertanto, ritornando a dove eravamo rimasti, ogni forma di governo ha delle sue caratteristiche precise, che poi si modificano in base alle caratteristiche sociali, culturali e politiche del luogo in cui si formano.

Addentriamoci, ora, all’interno delle forme di governo, per esaminarne due aspetti fondamentali: la governabilità e l’inclusione popolare nelle scelte di governo. Per governabilità intendo la capacità dei governanti di imprimere un chiaro indirizzo alle proprie politiche di governo, e di riuscire ad attuarle efficacemente; per inclusione popolare nelle scelte di governo intendo, invece, la capacità della popolazione di avere voce in capitolo nelle decisioni e nell’indirizzo di governo. Spesso, queste due caratteristiche si sono trovate come sui due piatti di una stessa bilancia. Una maggiore governabilità spesso comporta una minore inclusione della popolazione nelle scelte del governo; e viceversa. Come mai succede ciò?

La risposta è abbastanza semplice. Un capo forte e carismatico, che si prefigga una serie di obiettivi da raggiungere, se desidera raggiungerli in fretta e con decisione, è preferibile che non “perda tempo” (dal suo punto di vista), ad ascoltare chi, fra coloro che deve governare, abbia qualcosa da ridire sui suoi piani. Un capo saggio e accondiscendete, invece, si prefiggerà una serie di obiettivi da raggiungere solamente dopo aver ascoltato perlomeno una parte di coloro su cui governa, e ciò richiederà, anzitutto, del  tempo.

dipinto senato

 

Governabilità e inclusione nelle democrazie

Questa è la divisione fra governabilità e inclusione popolare. Oggi, perlomeno in occidente, pare a tutti che la scelta migliore sia optare per l’inclusione di tutti, anche a discapito della governabilità, cioè dell’efficacia e della puntualità delle politiche pubbliche. Risultato di questa scelta è stata la democrazia. Anche se a noi occidentali pare scontato vivere in un clima democratico, ancora non lo è in altre parti del mondo e, inoltre, dobbiamo ricordarci di non accettare la realtà come una verità data e assoluta, poiché ciò che la ragione e dei sani princìpi ci hanno indicato come giusto ieri, oggi, con l’offuscarsi della memoria operata dal tempo, alcuni potrebbero imporlo come inevitabile.

Dunque siamo giunti alla democrazia, la forma di governo più comune in Europa e in generale nell’occidente. La democrazia ricade nella definizione di “governo di tutti”, sebbene anche li si possano creare delle sottocategorie in base alle forme di inclusione reale dei cittadini nelle scelte politiche. Secondo quanto abbiamo precedentemente stabilito le democrazie, puntando sull’inclusione, inevitabilmente dovrebbero finire per cedere un po’ di terreno per quanto riguarda l’aspetto della governabilità. Ma questo è ciò che accade per davvero?

. Rispetto alle forme di governo non democratiche le democrazie risultano essere sensibilmente meno efficienti sotto l’aspetto dell’attuazione delle politiche pubbliche e della definizione di un chiaro indirizzo politico. Spesso, le discussioni parlamentari si arenano sugli scogli degli interessi particolaristici di gruppi di potere che, ancor più spesso, sembrano non avere interesse a dibattere a nome della collettività. Ovviamente, rispetto alle forme di governo non democratiche, le democrazie permettono il rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini e li vedono tutti come eguali di fronte alla legge, due grandissime conquiste. Inoltre, almeno in teoria, permettono che qualunque richiesta popolare possa entrare, non senza sforzi, nell’agenda politica del governo.

Analizzando quindi i deficit delle democrazie occidentali ne possiamo trovare agilmente due:

Primo: deficit di governabilità. È niente più di ciò che abbiamo accennato fin’ora. Quante volte, rapportandoci con l’operato di chi ci governa, ci sentiamo spiazzati da un’evidente incapacità di operare, o abbiamo il sentore che la politica non riesca efficacemente a far fronte ai grandi pericoli a cui ogni società va incontro? Quante volte la politica ci sembra inerme di fronte alla grandi crisi economiche, sociali, e anche politiche, arenata in lunghe e inutili discussioni in cui sembra solamente che ogni parte voglia avere ragione senza ascoltare gli altri?

Secondo: deficit di inclusione. Ebbene si, sembra un controsenso, eppure all’interno di una democrazia stessa, che dovrebbe garantire, a scapito di una certa governabilità, l’inclusione come suo perno fondamentale, può venir meno essa stessa. Quante volte ci siamo sentiti inermi di fronte a scelte politiche che non condividevamo, e per le quali sentivamo di non avere alcuna, minima, voce in capitolo? Spesso, anche nelle democrazie, vi è chi opera per ottenere il controllo dei processi decisionali, escludendo chi, in realtà, avrebbe diritto di parola, cioè la comunità politica nel suo complesso. E non essendoci un capo unico e difficilmente “spodestabile”, è facile che in pochi possano tendere a farne le veci, persino e talvolta con maggiore facilità all’interno di una democrazia. Quale miglior luogo per far prevalere interessi particolari, se non uno apertamente contrario al prevalere degli interessi di pochi?

Questo è il modo di rapportarsi delle democrazie occidentali ai temi della governabilità e dell’inclusione.

Abbiamo, qui, esaminato solo le democrazie, giacché sono le forme di governo che più ci riguardano, dal momento che le viviamo in prima persona. Non commettiamo, tuttavia, l’errore di crederle, solamente dall’esame di queste due caratteristiche, peggiori ad altre forme di governo. Questo discorso non ha voluto definire quale sia la forma di governo migliore. Semplicemente, comprendere le caratteristiche della democrazia in cui viviamo è parte fondamentale della nostra vita da cittadini, affinché noi non ci si dimentichi del fatto che la democrazia è di tutti, e si possa tutti operare per migliorarla e migliorare il futuro della comunità intera.

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